Voltaren con ghiaccio?! Per me un Peace&Love.

  • 15 febbraio 2020
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Scienza e conoscenza per fortuna proseguono e progrediscono, anche se a volte nuove informazioni mettono in crisi dati che davamo per certi, creando confusione e un’iniziale resistenza nel dover cambiare quelle abitudini che si davano ormai per scontate.
Non deve essere però una lotta filosofica tra tradizione e innovazione, ma bisogna essere aperti e capire cosa fare per ottenere i migliori risultati.
Prendiamo ad esempio la classica distorsione di caviglia da piede messo male con scarpa col tacco o durante una corsa.
Tradizionalmente l’approccio tipico è il riposo, con applicazione di ghiaccio e antinfiammatorio per qualche giorno in attesa che passi tutto. Se possibile, in famiglia o da amici si recuperano un paio di stampelle per non zoppicare troppo e una cavigliera (per tenere ferma la caviglia o evitare che si gonfi troppo, qui le interpretazioni variano).
Ecco, in un articolo del 2019 sul blog del British Journal of Sports Medicine è stato proposto un acronimo (PEACE and LOVE) che riesce a sintetizzare e ad includere le nuove conoscenze in merito al trattamento delle lesioni muscolo-scheletriche (come ad esempio distorsioni di caviglia e tendiniti varie).
Nell’immediato dalla lesione, bisognerebbe approcciarsi con PEACE.
P come Protezione: evitare attività e movimento che aumentano il dolore (il ‘no pain no gain’ non paga);
E come Elevazione: tenere l’arto sollevato per favorire la circolazione (anche se qui non vi sono ancora prove certe a riguardo);
A come Avoid, e cioè evitare antinfiammatori e ghiaccio, in quanto aiutano nel dolore ma sono dannosi e inutili nel processo di riparazione della lesione;
C come Compressione della zona lesa per evitare gonfiore (quindi ben venga il tutore, ma anche il movimento e il drenaggio manuale);
E come Educazione e apprendimento del paziente per la consapevolezza della situazione in cui si trova e del percorso e dei tempi naturali di guarigione che lo attendono, anche per evitare che la tipica perdita di pazienza dopo i primi giorni sfoci, come spesso accade, in inutili costi per chissà quali trattamenti magici o esami ulteriori.
Ed infatti, passata questa prima fase, si sottolinea come ci sia bisogno di LOVE.
L come Load, e cioè carico, inteso come sforzo progressivo applicato in sicurezza per ritornare alle prestazioni pre infortunio;
O come Ottimismo, atteggiamento positivo che contribuisce concretamente ad ottimizzare i risultati;
V come vascolarizzazione, inteso come quella tipologia di esercizi cardiovascolari, generali ma anche locali, in grado di accelerare la ripresa dei tessuti;
E come Esercizio, mirato al recupero attivo e progressivo di mobilità, forza ed equilibrio.
La novità di questa proposta, oltre alla facilità di memorizzazione, sta nel sottolineare l’esistenza e l’importanza di una seconda fase, anch’essa importante, che necessita di un approccio professionale e attento.
Purtroppo l’atteggiamento più comune, superata la fase dell’emergenza, è quello di ritornare progressivamente alle proprie attività in maniera autonoma.
Non che ciò sia sbagliato, ma è giusto sapere che c’è la possibilità di recuperare in modo programmato, sicuro e che possa meglio assicurare di non rifarsi male, cosa che purtroppo in questi casi è poi la regola.

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