Una mamma ed un papà…da far girare la testa!

  • 17 febbraio 2017
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E se tuo figlio avesse la testa storta?

‘Plagiocefalia’ (dal  greco, e che significa ‘testa obliqua’),  è il termine scientifico con cui si indicano le asimmetrie di forma del cranio indipendentemente dalla loro causa.

Alcuni neonati ne sono geneticamente predisposti, e qualche volta la testa è già schiacciata alla nascita dalla posizione in utero, o si modifica nel momento del parto, ma sempre più spesso la deformità avviene dopo la nascita.

La forma oggigiorno più comune avviene dopo la nascita e viene detta  plagiocefalia posizionale, in cui la testa del neonato, vista dall’alto, assume la forma di un parallelogramma.

Nel 2013 si è stimato che negli Stati Uniti circa un neonato su cinque abbia un certo grado di deformità da posizione. Una cifra considerevole, aumentata soprattutto dal 1994, quando l’American Academy of Pediatrics (AAP) al fine di ridurre il rischio di SIDS (in inglese Sudden Infant Death Syndrome, la temuta ‘morte in culla’), ha raccomandato di far dormire i neonati sani posizionati su un fianco o sulla schiena,  e aumentata ancor più dal 2011, anno in cui  la raccomandazione è diventata di far dormire  il neonato sano solo supino.

La plagiocefalia posizionale nasce dal fatto che il cranio del neonato è una struttura soffice e malleabile, quindi facilmente deformabile; se la testa del neonato permane appoggiata troppo tempo su una superficie piana, l’area di appoggio va incontro ad un appiattimento, con il conseguente spostamento delle ossa del cranio e deformità.

E’ un problema?

Spesso, dopo la visita in ospedale e dal pediatra, ci viene detto che la mera asimmetria del cranio è un non problema,  una semplice condizione estetica che si risolverà molto probabilmente entro l’età pre-scolare.

In ciò i dati della letteratura confortano: a 6 anni di  età l’85% delle famiglie riferisce miglioramenti nella forma delle teste, e solo il 4% riporta un’asimmetria residua importante (Shamji et al, 2012).

E’ solo una questione estetica?

E’ solo nel moderno mondo occidentale che le asimmetrie del cranio iniziarono ad essere considerate dei veri e propri inestetismi che, non potendo essere prevenuti né curati, venivano per lo più nascosti. Per chi ha cultura umanistica, pare che Erasmo da Rotterdam utilizzasse il copricapo (con cui sempre veniva raffigurato) proprio per nascondere la deformità.

E pensare che nell’antichità le anomalie della forma cranica erano considerate caratteristiche di persone di particolare riguardo.

La deformazione artificiale del cranio è una pratica assai antica, diffusa sia in Asia che in Europa e che sopravvisse fino a tempi recenti in alcune parti dell’America Settentrionale e Meridionale. Reperti archeologici del Libano mostrano come la deformazione artificiale del cranio era già conosciuta nel 4000 a.C.  L’arte egizia documenta l’esistenza di deformazioni circolari del cranio almeno a partire dal 1500 a.C.

Questo costume, così diffuso nell’antichità, probabilmente si può spiegare deducendo che presso tali popoli una testa conformata in tal modo appariva come il simbolo di alte facoltà intellettuali e, nello stesso tempo, la figura assumeva un contegno più marziale e un’aria di nobile fierezza.

Ha delle conseguenze?

Proprio gli studi sulla forma e il volume dei crani intenzionalmente deformati confortano sul fatto che non vi sia alcuna differenza statisticamente significativa nella capacità cranica tra teschi artificialmente deformi e teschi normali. Semplificando, nella testa storta il cervello che cresce trova tutto lo spazio che troverebbe in una testa dritta.

Nessuna conseguenza nemmeno per quanto riguarda le capacità cognitive, intellettive o motorie:  pare possa presentarsi una lieve immaturità nello sviluppo psicomotorio del neonato, ma che a circa 18-24 mesi si normalizza. Differenza non da poco, negli studi in questione l’immaturità viene peraltro ‘associata’ a plagiocefalia, e non ‘causata’ dalla stessa.
E’ pur vero che la testa storta fa sì che le ossa del cranio siano male allineate, e ciò può causare disallineamento degli occhi e delle orecchie, rigonfiamento della fronte da un lato, nonché asimmetria della mandibola che lavora non in asse, così come possono non ritrovarsi in asse i muscoli del collo.

Ed è infatti tipica la tendenza di questi neonati a stare girati sempre dallo stesso lato, tanto che spesso la plagiocefalia da posizione si accompagna ad un torcicollo congenito posturale.

Studi mostrano  che bambini con storia di plagiocefalia medio-grave presentano a 3-5 anni una significativa differenza nella posizione della testa, una minore flessibilità di tronco, torace e di arti inferiori, e un ridotto equilibrio (Cabrera-Martos et al, 2016).

A chi rivolgersi?

 Per la diagnosi ci si deve rivolgere al pediatra, non tanto perché ci voglia una laurea per capire che la testa è storta, ma perché non è solo questione di geometria.

Ad esempio, come  differenziare dall’eventualità  di una valutazione cranio-facciale specialistica dal neurochirurgo per escludere la craniostenosi, anomalia molto rara della chiusura precoce delle suture del cranio?

Non sempre ciò che è semplice è anche banale…

 Esiste un trattamento più  efficace di altri?

 Come per ogni altro problema (e non solo in campo sanitario), le soluzioni proposte per la plagiocefalia posizionale sono molteplici, a volte contraddittorie,  non sempre proposte in buona fede, spesso costose, e i genitori si trovano sconcertati.

Nel 2016 il Congress of Neurogical Surgeon  (CNS) ha cercato di sviluppare linee guida di gestione  evidence-based avviando una revisione sistematica della letteratura scientifica.

Semplificando, il congresso ha valutato tutti gli studi scientifici del mondo sull’argomento plagiocefalia posizionale pubblicati tra il 1966 e l’ottobre 2014; tra questi  ha considerato solo quelli che avessero determinati criteri di qualità (ne sono stati trovati circa 400); e poi ha ulteriormente scartato quegli studi non considerati fatti bene. Tutto ciò per vedere quali siano le modalità assistenziali più appropriate.

Risultati?

Anche se la tempistica ottimale e modalità di intervento devono ancora essere chiaramente stabilite, i trattamenti primari per plagiocefalia sono di tipo non chirurgico e comprendono l’osservazione, il contro-posizionamento (cioè il modificare la posizione della testa  bambino soprattutto quando è sveglio, anche con l’ausilio di un cuscino che dà un determinato posizionamento della testa quando il neonato è a letto), la fisioterapia, e l’ortesi (un caschetto che crea delle spinte su determinate parti del cranio del neonato).

La fisioterapia risulta essere un trattamento significativamente più efficace del contro-posizionamento come trattamento per plagiocefalia posizionale, e raccomandata rispetto all’uso di un cuscino di posizionamento per assicurare un ambiente di sonno sicuro e rispettare le raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics.

La terapia del casco è raccomandato per i neonati con persistente da moderata a grave plagiocefalia dopo un ciclo di trattamento conservativo (fisioterapia e/o riposizionamento), e per i neonati che presentano plagiocefalia da moderata a grave in età avanzata.

 Mamma e papà cosa possono fare?

Mamma e papà sono fondamentali.

Ancora troppo spesso si sente che sono altre le cose che dovrebbero preoccupare una famiglia piuttosto di una testa un po’ storta.

Preoccuparsi  anche no, ma occuparsi certamente si.

Conoscere e monitorare il problema aiutano a prevenirlo e/o  anticiparne la risoluzione.

Il bravo fisioterapista ha una buona manualità e usa valide tecniche, ma sa anche  che il coinvolgimento dei genitori con un semplice programma da svolgere in casa contribuisce a migliorare la forma del cranio e la posizione del collo, amplificando i risultati del suo trattamento.

Il programma comprende posizionamento correttivo nel sonno ed attività da proporre al bambino quando è sveglio, adattati ad ogni singolo bambino in relazione all’età e alle sue caratteristiche, valutando e rispettando anche i suoi ritmi e il suo sviluppo motorio.

Dei semplici accorgimenti, applicati con costanza, diventeranno delle sane abitudini che porteranno dei risultati… da far girare la testa.

One comment on “Una mamma ed un papà…da far girare la testa!

  1. Bablofil scrive:

    Thanks, great article.

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